Malattia coronarica: i livelli plasmatici di adinopectina sono associati alla complessità della lesione coronarica


Uno studio, compiuto da Ricercatori giapponesi della Kumamoto University in Giappone, ha valutato la correlazione tra livelli plasmatici di adinopectina e la complessità della lesione coronarica all’esame angiografico nei pazienti con malattia coronarica.

E’ noto che i disturbi metabolici, tra cui il diabete e la sindrome metabolica, sono importanti fattori di rischio per gli eventi cardiovascolari acuti e l’adiponectina rappresenta una molecola importante nell’ambito dei disturbi metabolici, dotata di proprietà anti-aterogenica.
I bassi livelli plasmatici di adiponectina sono associati alla malattia coronarica.
Tuttavia, il coinvolgimento dell’adiponecnina nella vulnerabilità della placca a livello coronarico non è stato ben delucidato.

I Ricercatori hanno misurato i livelli plasmatici di adiponectina in 207 uomini ( 152 con malattia coronarica stabile e 55 con sindromi coronariche acute ).

I livelli plasmatici di adiponectina sono risultati significativamente più bassi nei pazienti con malattia coronarica stabile con lesioni coronariche complesse ( n = 60 ) che nei pazienti con lesioni semplici ( n = 92 ) ( 4.14 versus 5.27 microg/ml; p = 0.006 ).

L’analisi di regressione logistica multipla ha mostrato che il livello di adinopectina era associato in modo indipendente alle lesioni complesse ( odds ratio, OR = 0.514; p = 0.034 ).

Tra i pazienti con sindromi coronariche acute che avevano più bassi livelli di adiponectina rispetto ai pazienti con malattia coronarica stabile, quelli con lesioni multiple, complesse, presentavano livelli significativamente più bassi di adinopectina rispetto a quelli con lesione singola, complessa ( 3.26 versus 4.21 microg/ml; p = 0.032 ).

I dati dello studio hanno mostrato che i livelli plasmatici di adiponectina sono associati in modo significativo alla complessità della lesione coronarica negli uomini con malattia coronarica.
I bassi livelli di adiponectina possono contribuire alla vulnerabilità della placca coronarica. ( Xagena2006 )

Otsuka F et al, J Am Coll Cardiol 2006; 48: 1155-1162


Cardio2006


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